Emma Marrone ripercorre la diagnosi di tumore: "In sala operatoria sei tu contro il mondo"
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Redazione Cultura e Spettacolo
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La cantante Emma Marrone, ospite del podcast ‘Pezzi: dentro la musica’, ha condiviso un racconto profondamente personale, riportando alla luce uno dei capitoli più cupi della sua vita: la scoperta, avvenuta nel 2009, di un tumore alle ovaie.
Aveva appena ventiquattro anni, un’età in cui tutto sembra dovesse aprirsi, e invece si trovò ad affrontare una battaglia imprevista e solitaria, prima ancora che la partecipazione al talent show ‘Amici’ ne sancisse la vittoria e ne avviasse la folgorante carriera artistica.
Quel periodo, segnato dalla malattia e dagli interventi chirurgici, resta per lei una ferita indelebile, un momento in cui, come ha raccontato, la percezione di sé si riduce a un confronto diretto e spietato con la propria vulnerabilità. corriere +3
La solitudine di fronte alla prova
“In sala operatoria sei tu contro il mondo”, ha affermato la Marrone durante la conversazione con i conduttori Luca Dondoni, Paolo Giordano e Andrea Laffranchi, sottolineando come, di fronte a certe prove, ogni altra cosa perda di significato. La fama, il successo, tutto sembra svanire, lasciando spazio a una solitudine essenziale e disarmante.
“Quando ti succedono queste cose sei solo al mondo. Sei tu contro il mondo e la malattia”, ha aggiunto, descrivendo una condizione di isolamento interiore che va ben oltre la presenza fisica dei medici o dei familiari.
Quel senso di abbandono, seppur temporaneo, è una delle sensazioni che più hanno segnato la sua esperienza, un ricordo che porta con sé non come un peso morto, ma come una verità acquisita sul valore della propria forza. corriereadriatico +3
Il ruolo degli affetti e il rifiuto del pietismo
Nonostante la crudezza di quelle memorie, l’artista ha voluto chiarire il suo atteggiamento verso il dolore e il sostegno ricevuto, in particolare dalla madre, figura centrale nel suo percorso di cura.
Emma Marrone ha infatti spiegato di non amare indugiare in atteggiamenti compassionevoli, di non lasciarsi andare a quello che definisce “grandi pietismi”. “Io sono così”, ha dichiarato, tracciando una distinzione netta tra la sfera privata e quella pubblica.
Ha osservato come sia raro, se non impossibile, vederla in lacrime sui social network, mentre sul palco, sebbene non voglia mostrarsi “dura a tutti i costi”, mantiene una determinazione che è parte integrante del suo carattere e della sua professione.
Una riservatezza che non significa chiusura, ma piuttosto un modo di elaborare gli eventi senza farne spettacolo, conservandone l’intimità. corriereadriatico +3
Un racconto che unisce fragilità e determinazione
Il suo monologo, dunque, si dipana come un intreccio di ricordi dolorosi e di consapevolezza, dove la fragilità umana si fonde con una tenacia che l’ha portata a superare la malattia e a costruire la sua vita artistica.
La diagnosi precoce, arrivata alle soglie di un cambiamento epocale per la sua carriera, ha inevitabilmente colorato di toni più profondi e drammatici la sua ascesa, insegnandole che nella vita esistono battaglie che si combattono lontano dai riflettori, in silenzio.
Il racconto, per sua stessa natura, non cerca facili moralismi o conclusioni edificanti, ma si limita a testimoniare un’esperienza di sofferenza e di riscatto, lasciando che siano le parole semplici e dirette, come quelle sulla solitudine in sala operatoria, a risuonare con maggiore forza nell’ascoltatore. corriere +3




