Trump, la strategia che smonta l'Europa e il monito di Merz: "Facciamo da soli"

Trump, la strategia che smonta l'Europa e il monito di Merz: Facciamo da soli
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Redazione Esteri Redazione Esteri   -   Il nervosismo che talvolta traspare dalla comunicazione dell'amministrazione Trump, lungi dall'essere un elemento di caos, trova una sua ragion d'essere in una dottrina di politica estera che affonda le radici in un pensiero strategico elaborato ben prima del suo attuale mandato.

Già nell'anno 2000, figure come Condoleezza Ride avevano infatti teorizzato, sulle pagine di Foreign Affairs, un approccio basato sull'Interesse nazionale, il quale, opponendosi a logiche globaliste troppo onerose, prevedeva per gli Stati Uniti la possibilità di mantenere la primazia globale pur riducendone i costi, spingendo gli alleati a un maggiore e più autonomo investimento per la sicurezza delle proprie regioni.

Una visione che, sebbene mai pienamente realizzata nei decenni successivi, costituisce oggi il fondamento operativo della presidenza Trump, la quale la applica con una coerenza metodica che smentisce chi la dipinge come mera erraticità. corriere +1

L'appello all'indipendenza e il retroscena dei documenti

In questo contesto si inserisce con forza la dichiarazione del leader tedesco, il quale, rivolgendosi idealmente a Washington, ha esortato gli europei a non aspettarsi un salvataggio americano per le sorti della loro democrazia.

“Non vedo alcuna necessità che gli Stati Uniti intervengano per salvare la democrazia in Europa, l’Europa può fare da sola”, ha affermato, sottolineando la necessità di una maggiore indipendenza in materia di difesa proprio di fronte a una strategia “America First” molto marcata.

Tuttavia, ha anche specificato che un'America isolata non rappresenterebbe un interesse neppure per gli Stati Uniti, i quali avrebbero bisogno di partner globali, auspicando che Washington consideri la Germania e il Vecchio Continente come un alleato fondamentale.

Una posizione che sembra rispondere a quanto trapelato da alcune bozze della Strategia di Sicurezza Nazionale, dove si menzionerebbe l'intenzione di collaborare più strettamente con alcuni paesi membri dell'Unione – tra cui Italia, Austria, Ungheria e Polonia – con l'obiettivo dichiarato di allontanarli dal progetto comunitario. corriere +1

Una coerenza strategica che mira alla frammentazione

Quello che emerge, al di là delle versioni ufficiali che invitano genericamente a porre fine a una “Nato in continua espansione”, è un disegno articolato e sorprendentemente coerente, il quale considera un'Europa unita non tanto come un partner, quanto come il principale avversario da indebolire.

La presidenza Trump, in altre parole, persegue l'obiettivo di “rendere l'Europa di nuovo grande” attraverso la sua frammentazione, incoraggiando dinamiche centrifughe e relazioni bilaterali preferenziali che erodano la coesione interna dell'Unione.

Una strategia che non si esaurisce nelle dichiarazioni, ma che trova applicazione in scelte diplomatiche e in una narrazione costante, la quale mira a scardinare quell'ultimo argine contro una disintegrazione del progetto europeo. laverita +1

La minaccia cova anche all'interno

La sfida per l'Europa, dunque, non proviene soltanto dall'esterno, dalle pressioni di una Washington che applica rigidamente la dottrina dell'Interesse nazionale, né unicamente dalle mai sopite mire di potenze esterne come la Russia.

La minaccia, infatti, cresce e si alimenta anche nelle pieghe interne del continente, nelle tentazioni sovraniste e nelle faglie politiche che alcuni attori, sia europei che internazionali, hanno ogni interesse ad ampliare.

Sta quindi ai cittadini e alle istituzioni europee aprire gli occhi su questa duplice pressione, riconoscendo la natura strutturale e non episodica della posta in gioco, per costruire una risposta che, partendo dalla difesa, possa fondarsi su una sovranità reale e condivisa. corriere +1