Lavoro, dopo 17 trimestri di crescita si interrompe la corsa degli occupati

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ECONOMIA

Redazione Economia Redazione Economia   -   Il quadro del mercato del lavoro italiano, fotografato dall’Istat per il terzo trimestre del 2025, presenta segnali contrastanti che delineano una fase di transizione.

Dopo diciassette trimestri consecutivi di crescita, un periodo di espansione durato oltre quattro anni, il numero di occupati subisce infatti una battuta d’arresto, scendendo di 45 mila unità rispetto ai tre mesi precedenti e attestandosi a 24 milioni e 102 mila individui.

Tale flessione, seppur contenuta e pari allo 0,2%, interrompe una serie positiva di incrementi, sebbene su base annua il dato resti sostanzialmente stabile con una lievissima diminuzione di appena 7 mila unità.

Parallelamente, le ore effettivamente lavorate mostrano una dinamica più vivace, segnando un aumento sia congiunturale che tendenziale, il che suggerisce un possibile riassestamento all’interno delle aziende piuttosto che un arretramento generalizzato della domanda. informatore +3

Il paradosso del tasso di disoccupazione in calo

Un elemento di particolare interesse, che emerge dall’analisi dei dati destagionalizzati, è il calo del tasso di disoccupazione, sceso al 6,1% con un miglioramento di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre estivo.

Questo miglioramento apparente, però, nasconde una realtà più complessa, poiché non è trainato da una robusta creazione di nuovi posti di lavoro bensì dalla contrazione della forza lavoro complessiva.

In termini assoluti, i disoccupati diminuiscono di 64 mila unità, ma questo calo, pari al 3,9%, si accompagna a un contemporaneo aumento degli inattivi.

Il dato, se osservato nella sua versione non corretta per la stagionalità, risulta ancor più stabile, rimanendo invariato al 5,6% rispetto all’anno precedente, indicando una sostanziale staticità del fenomeno sul medio periodo. informatore +3

L’ombra crescente dell’inattività

Il vero nodo critico evidenziato dalle ultime rilevazioni risiede nella fascia degli inattivi, ovvero coloro che non lavorano e non cercano un impiego. Questo aggregato, che comprende individui tra i 15 e i 64 anni, è cresciuto di 85 mila unità nel giro di tre mesi, portando il tasso di inattività al 33,3%, in aumento di 0,3 punti percentuali.

L’incremento, seppur contenuto in termini percentuali, segnala una tendenza preoccupante che erode la base potenziale della forza lavoro, un fenomeno che spesso affonda le radici in fattori strutturali e di lungo periodo.

L’aumento degli inattivi, infatti, finisce per compensare statisticamente la riduzione dei disoccupati, spiegando il paradosso di un tasso di disoccupazione in miglioramento nonostante il calo degli occupati. ilsole24ore +3

Un mercato in trasformazione tra dati contrastanti

La contemporaneità di questi trend opposti – occupazione in lieve flessione, disoccupazione in calo e inattività in aumento – delinea un mercato del lavoro in piena trasformazione, dove i tradizionali indicatori raccontano solo una parte della storia.

La riduzione del numero di persone in cerca di occupazione, se da un lato allevia la pressione statistica sul tasso di disoccupazione, dall’altro solleva interrogativi sulle effettive possibilità di reinserimento per chi esce dal circuito e sulle condizioni che spingono molti a desistere dalla ricerca.

L’incremento delle ore lavorate, d’altronde, lascia intravedere un’organizzazione produttiva che potrebbe puntare sull’intensificazione dell’orario piuttosto che su nuove assunzioni, in un contesto economico globale caratterizzato da incertezze e transizioni tecnologiche.

L’insieme di questi elementi configura uno scenario di delicato equilibrio, dove la fine di un ciclo espansivo molto lungo impone una lettura articolata, lontana da facili ottimismi o allarmismi, ma attenta alle dinamiche profonde che stanno ridisegnando la partecipazione al lavoro. tiscali +3