Listeriosi in Europa, l'allarme degli esperti: casi in aumento per colpa di cibi pronti e conservazione scorretta

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SALUTE

Redazione Salute Redazione Salute   -   Un frigorifero regolato a una temperatura troppo alta, una confezione aperta dimenticata oltre il limite, oppure un prodotto pronto al consumo consumato dopo la data consigliata: gesti apparentemente banali, che nella quotidianità di molti possono trasformare un pasto in un veicolo di pericolo.

Il quadro che emerge dal rapporto "One Health Zoonoses", redatto congiuntamente dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, delinea infatti un preoccupante incremento delle infezioni gravi di origine alimentare, tra le quali spicca, per severità, la listeriosi.

I dati, relativi al 2024, confermano un trend in ascesa, con 3.041 casi accertati nell'Unione, il valore più alto registrato negli ultimi anni; un numero che, se letto nella sua interezza, racconta di migliaia di persone colpite annualmente da patologie contratte attraverso il cibo contaminato. askanews +3

La gravità silenziosa della Listeria

Se da un lato la campilobatteriosi si è affermata, sia in Italia che nel panorama europeo, come l'infezione zoonotica più frequentemente segnalata – superando per la prima volta, nel nostro Paese, i casi di salmonellosi –, è la listeriosi a mantenere il triste primato di malattia più severa.

Il batterio Listeria monocytogenes, responsabile dell'infezione, colpisce in modo particolarmente grave gli individui più vulnerabili, come gli anziani o le persone con un sistema immunitario compromesso.

Le statistiche sono eloquenti: circa il settanta per cento dei pazienti diagnosticati ha necessitato di ricovero ospedaliero, mentre il tasso di mortalità si attesta su un decesso ogni dodici casi, cifre che sottolineano l'impatto clinico considerevole di questa zoonosi, nonostante il numero assoluto di contagi rimanga inferiore ad altre patologie a trasmissione alimentare. doctor33 +3

Le cause dell'aumento dei contagi

L'ascesa dei casi gravi, come evidenziato dagli esperti, non è attribuibile a un'unica causa, bensì a una concomitanza di fattori che hanno modificato sia le abitudini di consumo che il panorama demografico.

Da una parte, l'invecchiamento generale della popolazione europea ha ampliato la fascia di cittadini potenzialmente più esposti agli esiti più critici dell'infezione; dall'altra, il crescente ricorso a prodotti alimentari pronti per il consumo, che spesso non subiscono trattamenti termici prima di essere portati in tavola, ha creato un terreno fertile per la diffusione del patogeno.

A questi elementi si aggiunge, non di rado, una certa negligenza nel rispetto delle fondamentali norme di conservazione domestica degli alimenti, una negligenza che, in molti casi, vanifica le rigorose procedure di sicurezza adottate dalla filiera produttiva. quotidianosanita +3

Prevenzione e vigilanza continua

Il monitoraggio costante delle autorità sanitarie, che passano al setaccio focolai ed episodi di cronaca nera legati ad intossicazioni alimentari collettive – indagando con scrupolo per risalire alla fonte della contaminazione –, rappresenta un baluardo essenziale.

Tuttavia, la lotta contro queste infezioni chiama in causa anche la responsabilità individuale.

La corretta gestione della catena del freddo, il rispetto delle date di scadenza, e una particolare attenzione nell'utilizzo di quei prodotti, come salumi, formaggi a pasta molle o pesce affumicato, notoriamente più a rischio, costituiscono pratiche difensive imprescindibili.

Si tratta di accorgimenti semplici, eppure decisivi, per contenere un pericolo che, come dimostrano i numeri, non accenna a ridimensionarsi. sanitainformazione +3