Giorgia Meloni a Berlino mentre in maggioranza si incrina la tenuta sul decreto per Kiev

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Redazione Interno Redazione Interno   -   I sorrisi di circostanza e le battute che hanno caratterizzato l'ultimo Consiglio dei ministri dell'anno, in cui si è discusso del decreto milleproroghe, non riescono a celare la frattura che si sta approfondendo nel cuore della maggioranza di governo.

Mentre infatti si limavano alcuni passaggi tecnici del provvedimento, l'attenzione dei presenti era già rivolta altrove, concentrata su un altro dossier che attende di atterrare sul tavolo di Palazzo Chigi e che rischia di mettere a dura prova la coesione della coalizione.

Si tratta del decreto che dovrà rinnovare l'invio di aiuti militari all'Ucraina, una materia su cui, come dimostrano le recenti esternazioni di Matteo Salvini, le posizioni tra gli alleati sono ormai apertamente divergenti. repubblica +3

La partita internazionale e le incognite di Berlino

In questo contesto di tensioni domestiche, si profila per la premier Giorgia Meloni un possibile impegno diplomatico di primo piano.

Fonti non ufficiali lasciano intendere che potrebbe partecipare di persona al vertice di Berlino in programma la prossima settimana, un formato che, se confermato, segnerebbe un cambio di passo rispetto alla precedente occasione, quando la sua presenza fu garantita solo tramite un collegamento video.

La sua eventuale presenza fisica in Germania, se da un lato testimonierebbe il ruolo che l'Italia intende giocare nel dibattito internazionale sul conflitto, dall'altro arriverebbe in un momento di particolare delicatezza per gli equilibri interni al suo governo, costretto a fronteggiare spinte contrastanti sulla linea da tenere verso Kiev. ilmessaggero +3

Il nodo interno: la Lega e il decreto Ucraina

Proprio sul sostegno all'Ucraina, infatti, la tenuta della maggioranza viene messa alla prova da continui sabotaggi, per usare un termine caro ai palazzi, che logorano la strategia perseguita dall'esecutivo.

L'ultima e più rumorosa crepa è stata aperta dalle dichiarazioni del leader leghista sulla "guerra persa", un giudizio che ha costretto il ministro per i Rapporti con il Parlamento a rassicurare sul fatto che il decreto arriverà in Consiglio dei ministri, indicando come date possibili il 22 o il 29 dicembre.

La postura assunta da Salvini, che continua a tirare la corda su diversi fronti, dall'insoddisfazione per gli emendamenti alla legge di stabilità fino alle posizioni sul conflitto, rappresenta una sfida aperta alla leadership di Meloni e del ministro dell'Economia, mostratisi finora sordi a certe richieste. ildenaro +3

Le nuove alleanze e l'ombra della politica estera americana

A complicare ulteriormente il quadro, si consolida intanto quella che viene definita la rinascita dell'asse gialloverde, un riavvicinamento tra la Lega e il Movimento 5 Stelle che, sotto la guida di Giuseppe Conte, esprime un marcato scetticismo sul ruolo negoziale dell'Europa e invita a non disturbare quello che viene visto come il nuovo "manovratore" della situazione globale: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Questo clima di attesa, se non di deferenza, verso le mosse della nuova amministrazione americana si intreccia con le pressioni interne, creando un labirinto politico in cui il governo deve districarsi per approvare un provvedimento che non è più una semplice proroga tecnica, ma è diventato il termometro della stabilità della maggioranza e del suo allineamento internazionale. tiscali +3