Kiev accetta una zona demilitarizzata nel Donbass, Mosca alza la posta: «Solo nostro»
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Redazione Esteri
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Mentre le diplomazie occidentali tentano di disegnare percorsi di pace, il quadro negoziale rimane bloccato da posizioni inconciliabili che riflettono la realtà sul campo.
Da una parte, come riportato da fonti citate da Le Monde, l’Ucraina si dichiarerebbe pronta ad accettare l’istituzione di una zona demilitarizzata che si estenda su entrambi i lati dell’attuale linea del fronte nella strategica regione del Donbass, una concessione che avrebbe trovato il plauso dei partner europei.
Tale zona, secondo quanto trapela, potrebbe essere posta sotto la sorveglianza di forze internazionali, con un ruolo chiave affidato agli Stati Uniti, nella speranza di creare un argine a future offensive.
Il bacino minerario del Donbass, oggetto di contesa fin dal 2014, si troverebbe così al centro di una soluzione che Kiev spera possa congelare il conflitto senza una formale cessione di sovranità. famigliacristiana +3
La fermezza di Mosca e il nuovo scenario internazionale
Dall’altra parte, il Cremlino risponde con un netto rifiuto, ribadendo con toni perentori una posizione che non ammette repliche.
Attraverso le parole del suo consigliere per la politica estera, Yuri Ushakov, Mosca ha infatti chiarito che considera «il Donbass territorio russo», in base alla propria Costituzione, liquidando come inaccettabile qualsiasi ipotesi di referendum sul futuro dell’area proposta da Volodymyr Zelensky.
La condizione per un qualsiasi cessate il fuoco, ha spiegato Ushakov all’agenzia Interfax e al quotidiano Kommersant, sarebbe esclusivamente un ritiro completo delle truppe ucraine da quelle regioni, lasciando intendere che, forse, sul campo non rimarrebbero presidi militari diretti di nessuno dei due schieramenti.
Una posizione che, di fatto, trasformerebbe la zona in un protettorato de facto sotto l’egida russa, privando la supervisione internazionale di ogni reale autorità. dire +3
La guerra continua e le dichiarazioni di Putin
Sullo sfondo di queste trattative, che appaiono più come un dialogo tra sordi che come una vera trattativa, il conflitto continua a mietere vittime e a segnare il territorio.
Il presidente russo Vladimir Putin, collegato in videoconferenza con i suoi stati maggiori, ha rilanciato con sicurezza affermando che «l’iniziativa strategica è completamente nelle mani delle forze armate russe», sottolineando come le operazioni per il consolidamento del controllo sulle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson procedano secondo i piani.
Questa narrativa di forza, che dipinge una guerra «che volge a nostro favore», serve a rafforzare la posizione negoziale del Cremlino e a marginalizzare le proposte ucraine, presentandole come dettate dalla necessità e non dalla volontà. corriere +3
Un puzzle diplomatico dai contorni indefiniti
La distanza tra le due parti sembra dunque incolmabile, con Mosca che parla di annessione costituzionalizzata e Kiev che cerca garanzie per una demilitarizzazione sotto scudo internazionale.
L’evolversi della situazione dipenderà anche dalle dinamiche internazionali, incluso il ruolo del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il quale, pur coinvolto in schermaglie verbali a distanza con Zelensky, non ha ancora delineato una poszione ufficiale definitiva su questo specifico punto del piano.
Quel che è certo è che la proposta di zona demilitarizzata, per quanto rappresenti un passo significativo da parte ucraina, si scontra contro un muro di gomma costruito su rivendicazioni che Mosca considera ormai non negoziabili, relegando le speranze di una soluzione rapida a un orizzonte ancora lontano e incerto. gazzettadelsud +3




