Cenare presto d’inverno, la scienza spiega perché fa bene alla salute

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SALUTE

Redazione Salute Redazione Salute   -   Mentre le giornate si accorciano e la luce solare diventa un bene più raro, il nostro organismo, quel complesso sistema governato da ritmi millenari, subisce cambiamenti profondi che vanno ben al di là della semplice percezione del freddo.

L’immunologo clinico Mauro Minelli, che insegna Nutrizione umana, pone l’accento su un aspetto spesso trascurato delle abitudini invernali: l’orario della cena.

Se in Italia, come è noto, si tende a trovare un compromesso tra l’abitudine iberica di pranzare e cenare tardi e quella anglosassone di anticipare i pasti, secondo lo specialista, durante la stagione fredda, sarebbe invece preferibile spostare il pasto serale verso orari più precoci.

Una raccomandazione che non nasce da un semplice consiglio dietetico, bensì da una valutazione scientifica dei meccanismi circadiani, i quali, influenzati dalla minore esposizione alla luce, rallentano le funzioni metaboliche serali, rendendo la digestione un processo più laborioso e meno efficiente se affrontato a notte inoltrata. gazzetta +2

Il metronomo interno e il ciclo delle stagioni

Il ritmo circadiano, quello stesso orologio biologico che ci fa sentire assonnati quando cala il buio e vigili all’alba, non si limita a regolare il sonno.

La sua influenza, come sottolinea Minelli, si estende a processi fisiologici fondamentali, dalla secrezione ormonale alla termoregolazione, fino alla digestione e all’assimilazione dei nutrienti.

Con l’inverno, la naturale tendenza dell’organismo è quella di adottare un ritmo più lento, una sorta di “letargo funzionale” serale che, se contrastato con un pasto abbondante a ridosso della notte, può creare una discrepanza tra ciò che mangiamo e la nostra effettiva capacità di elaborarlo.

Cenare tardi, in questa prospettiva, significa costringere il sistema digerente a un lavoro impegnativo in un momento in cui il è programmato per il riposo e il recupero, con possibili ripercussioni sulla qualità del sonno e sull’accumulo di energie non utilizzate. virgilio +2

La digestione notturna e il benessere intestinale

Anticipare la cena, d’altro canto, permette di allineare l’attività digestiva alle ore di massima efficienza metabolica, sfruttando quelle finestre temporali in cui gli enzimi e i succhi gastrici sono prodotti in maniera più consistente.

Minelli evidenzia come questa scelta incida direttamente sulla salute intestinale, un pilastro del benessere generale troppo spesso ignorato.

Un pasto serale leggero e consumato con un certo anticipo rispetto al momento di coricarsi, fornisce all’intestino il tempo necessario per compiere il suo lavoro senza intoppi, riducendo il rischio di processi fermentativi anomali e di infiammazioni di basso grado che, protratte nel tempo, possono minare l’equilibrio dell’intero organismo.

Si tratta, in sostanza, di rispettare la cronobiologia, assecondando i naturali picchi e cali delle funzioni ree dettati dall’alternanza stagionale. gazzetta +2

Oltre la dieta, una questione di ritmo

La proposta dello specialista va dunque interpretata non come una rigida regola sul “cosa” mangiare, bensì come un suggerimento sul “quando” farlo, introducendo il concetto di timing nutrizionale come variabile cruciale, specialmente nei mesi invernali.

È una considerazione che invita a osservare le proprie abitudini con uno sguardo più ampio, tenendo conto che il nostro non è una macchina indifferente al contesto, ma un sistema in continuo dialogo con l’ambiente esterno.

La luce, la temperatura, la durata del giorno sono segnali potenti che modellano la fisiologia, e ignorarli significa perdere un’opportunità per ottimizzare la salute.

Adattare l’orario del pasto serale al nuovo ritmo stagionale diventa, in quest’ottica, un gesto semplice ma significativo per sostenere le difese immunitarie e preservare l’efficienza metabolica durante un periodo dell’anno che già di per sé presenta delle criticità. gazzetta +2