Prezzo del latte, trovato l'accordo: parte da 54 centesimi al litro
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Redazione Economia
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La fumata bianca, attesa da settimane in un clima di tensione crescente, è finalmente arrivata dal Tavolo del Latte convocato al Ministero dell'Agricoltura.
Le associazioni della filiera, dopo un negoziato complesso e sotto la spinta di una crisi ormai conclamata, hanno sottoscritto un'intesa che fissa un prezzo minimo concordato per il latte alla stalla.
Il valore, che rappresenta una tregua immediata dopo una spirale negativa durata mesi, è stato stabilito in 54 centesimi al litro per il mese di gennaio, per poi scendere a 53 a febbraio e a 52 nel mese di marzo.
Una soluzione a scalare, dunque, che tenta di ancorare le quotazioni a un livello definito e di coprire, almeno nel breve termine, i costi di produzione per gli allevatori, i quali si sono trovati a operare in una condizione di sostanziale insostenibilità economica. ciatoscana +3
Una misura necessaria dopo il crollo del mercato spot
L'accordo, definito dalle parti come "fondamentale" e "di grande rilievo", giunge infatti come risposta a un deterioramento del mercato che aveva raggiunto picchi allarmanti.
Nelle ultime settimane, il prezzo spot del latte – quello determinato liberamente dalle contrattazioni giornaliere – era crollato ben al di sotto della soglia dei 50 centesimi, toccando in alcuni casi quotazioni inferiori persino ai 40 centesimi al litro.
A questo si aggiungeva, come fattore di ulteriore pressione, la preoccupazione per le eccedenze di prodotto presenti a livello europeo, un elemento che contribuiva a deprimere le aspettative e a minare la stabilità dell'intero settore.
La mediazione del ministero, guidato da Francesco Lollobrigida, è stata indicata da alcuni degli attori coinvolti come un passaggio decisivo per raggiungere l'intesa, sottolineando come la responsabilità dimostrata dalle associazioni abbia permesso di trovare un punto d'incontro. quifinanza +3
Una boccata d'ossigeno per la filiera zootecnica
La definizione di un valore minimo, seppur a cadenza trimestrale e in leggera diminuzione mese dopo mese, viene pertanto accolta come una "boccata d'ossigeno" in grado di restituire "un po' di certezza" a migliaia di aziende zootecniche.
Queste, come sottolineato in una nota politica, avevano vissuto un periodo di "forte incertezza" che metteva a rischio la continuità produttiva stessa.
L'obiettivo dichiarato dell'intesa è duplice: da un lato stabilizzare i mercati, frenando la corsa al ribasso che rischiava di innescare dinamiche distruttive, dall'altro garantire un margine di redditività minimo, riconoscendo il ruolo centrale del comparto lattiero-caseario nell'ambito del sistema agroalimentare italiano.
Se ne trae, in sostanza, un riconoscimento della necessità di tutelare un anello della filiera considerato strategico ma estremamente vulnerabile alle oscillazioni di breve periodo. radiopiu +3
Un passo che non risolve le criticità di fondo
Rimangono, tuttavia, sullo sfondo questioni strutturali che l'accordo non affronta e che continuano a rappresentare una sfida aperta per il futuro.
La misura, per sua natura temporanea e contingente, non interviene infatti sulle cause più profonde che hanno generato l'eccedenza di latte e la conseguente caduta dei prezzi, né delinea una strategia di lungo periodo per la gestione della produzione e del rapporto con la grande distribuzione.
Si tratta, in altri termini, di un intervento tampone che, pur necessario per "tirare il fiato" e scongiurare ulteriori danni immediati, lascia irrisolti i nodi che periodicamente tornano a condizionare la redditività degli allevamenti.
La tregua dei prossimi tre mesi offre dunque un lasso di tempo per una riflessione più approfondita, mentre la filiera osserva l'andamento del mercato europeo e i possibili sviluppi di un settore che resta tra i pilastri dell'agroalimentare nazionale. sudnotizie +3




