Bruxelles tenta la scorciatoia legale sugli asset russi, Mosca risponde con un ricorso

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Redazione Esteri Redazione Esteri   -   L'Unione europea, mentre l'inverno stringe la sua morsa sul fronte ucraino, tenta una mossa ardita e giuridicamente complessa per garantire a Kiev risorse vitali, aggirando l'ostruzionismo sistematico di alcuni stati membri e le pressioni che giungono da oltreoceano, ora che Trump è di nuovo il presidente degli Stati Uniti.

La proposta, ancora in fase di elaborazione e tutt'altro che concordata al suo interno, punta a utilizzare una clausola d'emergenza economica, la quale consentirebbe di confermare le sanzioni alla Russia senza la necessità del voto unanime del Consiglio, superando così l'ipoteca posta da Budapest.

L'obiettivo ultimo, come riportano le indiscrezioni, sarebbe quello di impiegare gli interessi generati dagli asset russi congelati, stimati in circa 210 miliardi di euro, per garantire all'Ucraina un prestito da 140 miliardi di dollari, una cifra che rappresenta quasi l'1% del Pil dell'Unione, definita appunto in termini di "emergenza" per le casse di Kiev. ilgiornaleditalia +3

La reazione di Mosca: illegittimità e ricorso giudiziario

La risposta di Mosca non si è fatta attendere e ha assunto un duplice, immediato carattere: politico-diplomatico e giudiziario.

La Banca centrale russa ha infatti definito "illegale e contrario al diritto internazionale" qualsiasi utilizzo, sia diretto che indiretto, degli asset che le sono stati congelati dalle autorità europee, invocando il principio dell'immunità sovrana.

In un comunicato che non lascia spazio ad ambiguità, l'istituto ha chiarito di voler "contestere a tutte le autorità competenti" qualsiasi azione della Commissione Europea che porti a un uso non autorizzato di tali fondi, riservandosi il diritto di impiegare tutti i mezzi disponibili per la tutela dei propri interessi.

Una posizione netta che getta un'ombra lunga sulla fattibilità dell'operazione immaginata a Bruxelles, la quale si troverebbe a dover navigare in un mare di contenziosi internazionali. ilmattino +3

La causa contro Euroclear presso il tribunale di Mosca

Parallelamente alla dichiarazione di principio, è già partita l'azione legale vera e propria. La Banca di Russia ha infatti formalmente intentato una causa presso la Corte Arbitrale di Mosca contro il depositario Euroclear, con sede a Bruxelles, che custodisce la gran parte di quegli asset.

Secondo l'istituto centrale russo, le "azioni illegali" di Euroclear, le quali avrebbero limitato la sua capacità di disporre liberamente di fondi e titoli, stanno causando perdite finanziarie ingenti.

La causa, come riportato dall'agenzia di stampa Tass, mira esplicitamente a ottenere il risarcimento dei danni subiti, configurandosi come un contrappunto giudizario volto a creare un ulteriore deterrente e a complicare al massimo le mosse europee. ilgiornaleditalia +3

Un braccio di ferro tra disperazione e fermezza

La situazione dipinge dunque un braccio di ferro di altissima tensione, dove la mossa europea, nata da una volontà di fermezza nel sostegno all'Ucraina ma anche da una certa dose di necessità dettata dalle divisioni interne e dal mutato scenario atlantico, si scontra con la risoluta opposizione giuridica di Mosca.

L'utilizzo della clausola d'emergenza, se da un lato rappresenta una scorciatoia per evitare i veti, dall'altro espone l'Unione al rischio di vedere la sua azione annullata o lungamente bloccata da una serie di cause, sia in sedi internazionali che, come dimostrato, in quelle russe.

Il percorso per trasformare gli interessi degli asset congelati in prestiti per le riparazioni ucraine appare, alla luce di questi sviluppi, ancora più impervio e incerto di quanto non sembrasse in un primo momento. ilmanifesto +3